Il Barbiere della Birra

  1. SULLA SEDIA DEL BARBIERE: TEO MUSSO
    DENTRO IL SUCCESSO BALADIN

    AvatarBy Sutter Cane il 18 Sep. 2014
     
    +10   +1   -1    73 Comments   5,724 Views
    .
    teo-musso-grande

    Ogni tanto, raramente, mi ricordo di essere un ingegnere e mi torna la voglia di smontare le cose per vedere come funzionano.

    Ultimamente, stimolato da qualche recente evento, ho provato a riflettere un po’ su Teo Musso (cioè Birra Baladin, annessi e connessi) e il grande successo che quest’uomo e questo marchio stanno ottenendo nel nostro paese.
    Mi sembra un argomento interessante perchè, nella pratica, si tratta di un trionfo quasi completamente indipendente dalla qualità del prodotto, frutto invece, a mio parere, di una strategia semplice ma impeccabile, in cui nulla è stato lasciato al caso.

    Forse il “Barbiere” non è la sede migliore per una (pseudo)analisi di questo genere, lunga e a senso unico, ma visto che le persone con le quali mi piacerebbe condividerla frequentano più o meno tutte questo forum... la pubblico lo stesso.
    Certo, se avessimo messo in piedi quel blog ad Hoc di cui si era parlato sarebbe stato meglio ma, dato che non c’è, non vedo perchè non cogliere l’occasione per inaugurare il Blog del Barbiere.
    Potrebbe essere il primo di una serie di approfondimenti critici di questo (o altro) genere che, al momento, mi pare manchino.
    Invito quindi chiunque possa essere interessato e abbia qualcosa da dire a farsi sotto.
    In caso contrario spero apprezzerete almeno l'impegno e la buona volontà.

    Allora...
    _____________________________________________________________________________________

    1) BALADIN: BIRRE PER TUTTI, BIRRE PER NESSUNO

    In occasione di un paio di recenti incontri ravvicinati con Birra Baladin riflettevo su come, in effetti, si tratti di prodotti molto distanti dalle preferenze degli attuali fruitori di birra artigianale.

    L’appassionato, a seconda dei gusti o del percorso che ha seguito o sta seguendo, si orienta in genere verso una (o più) delle grandi scuole mondiali:
    Le basse fermentazioni tedesche e boeme, le alte fermentazioni di scuola inglese, le stout irlandesi, le birre forti e corpose del Belgio, le forti luppolature americane.
    Oppure le nuove tendenze (luppoli anomali, sperimentazioni in legno, contaminazioni col mondo del vino, birre estreme, etc).
    A quali di questi approcci potremmo associare le Birre Baladin (parlo della linea base, non dei prodotti extra-luxe di cui mi occuperò più tardi)?
    Alcuni diranno Belgio ma non è una risposta del tutto soddisfacente.
    La Super è una birra di ispirazione vagamente Belga, ma fino a un certo punto (sempre meno, col passare degli anni), la Wayan dovrebbe essere una pseudo saison ma insomma...
    Sono comunque esempi parecchio distanti dagli stili di ispirazione.
    E molte altre birre della gamma nascono da modelli sicuramente non belgi (Niña, Open, Nazionale, etc).

    Le uniche caratteristiche che veramente accomunano queste birre sono le seguenti:
    - L’assenza di caratterizzazioni importanti
    - La distanza da stili e modelli particolarmente riconoscibili
    - Il fatto che non siano indirizzate a nessuna specifica categoria di appassionati

    Caratteristiche che, nel migliore dei casi, potrebbero identificare prodotti originali, di buona bevibilità e non modaioli ma, nel peggiore, birre anonime e poco interessanti .
    Verso quale estremo tendano le birre Baladin lascio a voi valutarlo ma personalmente, almeno negli ultimi anni, non ricordo di aver sentito o letto grandi complimenti al loro indirizzo (alcune lamentele, piuttosto, soprattutto riguardo una qualità piuttosto altalenante).
    Eppure mai come ora Baladin e Teo Musso hanno riscosso un simile, diffuso successo.

    original

    Parliamoci chiaro, oggi in Italia Birra Artigianale = Baladin = Teo Musso.

    Lasciamo stare quindi i pareri di intenditori, degustatori e appassionati (come detto, poco o nulla interessati ne’ considerati da questo tipo di proposta): i grandi numeri li fa sempre la massa e per un “non conoscitore” l’associazione tra il prodotto identificato come birra artigianale e il birrificio di Cuneo è immediata.
    Chi di birra artigianale non sa quasi niente (il 98% della gente) sa comunque che esiste la Birra Baladin e probabilmente ha almeno intravisto o sentito parlare di Teo Musso.
    Un po’ come io, per esempio, pur non sapendo niente di alta cucina, so chi è Carlo Cracco.
    E’ il migliore? E’ solo molto bravo? Sopravvalutato? Non ne ho idea, ma so che esiste e che è “importante”.
    Se uno mi dice: “Ho mangiato da Cracco” rispondo: “Wow!” (o magari “sticazzi!”). Automaticamente.
    E, almeno inconsciamente, lo associò al concetto di alta qualità e mi predispongo, in qualche grande occasione, alla spesa importante, aspettandomi comunque l’eccellenza.
    Che poi sia in grado di valutarla davvero è tutt’altra questione.
    Per Baladin vale lo stesso discorso.
    Ma come ci si è arrivati?

    penso sia andata all’incirca così:
    _____________________________________________________________________________________

    2) ADDIO HOMEBREWER, SALVE IMPRENDITORE

    teo

    Qualche anno fa, direi intorno al 2006-2007, Teo, già birraio di lungo corso, con produzione e locale ben affermati, dinnanzi al sempre maggior interesse mostrato dal nostro paese per la birra artigianale e al proliferare di nuovi e anche interessanti microbirrifici deve aver pensato:
    “guarda un po’, eravamo partiti in quattro gatti e ora questo piccolo business sta davvero esplodendo...
    Finora abbiamo avuto tante soddisfazioni, ci siamo divertiti ma di soldi veri ne abbiamo visti pochi, anzi... tanti debiti, un culo così e pochi spiccioli di utile...
    Qua bisogna darsi da fare... se rimango nei ranghi continuerò a lavorare duro per 2 soldi ad oltranza, anzi, la competizione diverrà sempre più dura.
    Cambiando mentalità invece, cercando di ragionare da imprenditore e non più come un homebrewer... beh le potenzialità sono enormi.”

    Allo stesso tempo deve aver realizzato che in questa nuova competizione non ci sarebbe stato posto per tutti, non al livello al quale avrebbe voluto arrivare: essere il numero uno.
    Bisognava partire subito e mettere definitivamente il cappello Baladin sul concetto stesso di Birra artigianale.
    Ma come fare ad emergere definitivamente ed inequivocabilmente in mezzo a questo marasma?

    Era chiaro che bisognava sfruttare e consolidare quelli che erano allora i principali punti di forza a disposizione:
    - La visione: rispetto agli altri pionieri Teo era effettivamente l’unico a capire veramente le potenzialità e i rischi di questo nuovo business e a volersi mettere in gioco a certi livelli
    - La reputazione: era stato tra i primi ad iniziare, era davvero un ottimo birraio e aveva un nome e una sicura importanza nell’ambiente, guadagnata meritatamente e faticosamente in tempi difficili
    Per puntare ad un grande successo commerciale e d’immagine bisognava partire da questi punti di forza, amplificarli e farli fruttare, prima che qualcun altro avesse la stessa idea.

    C’erano sostanzialmente due cose da fare, due obiettivi strategici da perseguire, entrambi fondamentali per la riuscita del progetto e strettamente legati tra loro.

    1. Ampliare e consolidare sempre di più il marchio Baladin/Teo Musso
    Fu subito evidente infatti che competere con gli altri produttori sulla qualità del prodotto non era la strategia giusta, sarebbe stato anzi estremamente rischioso: ogni nuovo microbirrificio avrebbe in tal caso potuto diventare un potenziale concorrente al titolo e sempre per margini di guadagno molto esigui (gli appassionati competenti in grado di valutare le birre migliori e poi acquistarle non erano certo la fetta di mercato alla quale si ambiva).
    Bisognava invece puntare al bersaglio grosso, al “bevitore comune”, far sì che la gente, sentendo parlare di birra artigianale pensasse subito a Baladin, anzi, meglio ancora, a Teo Musso.
    E cos'era poi questa birra artigianale? Nemmeno i professionisti l’avevano ancora chiarito del tutto, si poteva allora addirittura disporre in prima persona del concetto ed adeguarlo alla propria idea di business nella maniera più adatta alle proprie esigenze e contemporaneamente utile a “vendere il prodotto”.
    Bastava far leva e titillare un certo immaginario collettivo con vaghi concetti di genuinità, passione e cultura contadina, senza però dimenticare di sottolineare costantemente l’eleganza, la raffinatezza, e il pregio dei prodotti artigianali rispetto a quelli industriali, in modo tale da attrarre la curiosità del pubblico giustificando comunque i prezzi importanti.

    2. Investire pesantemente nel business “birra artigianale”
    Ovviamente un microbirrificio e un localino in culo alle Langhe non sarebbero mai stati sufficienti per fare il salto di categoria al quale Teo puntava, bisognava investire. E in grande stile.
    Ampliare pesantemente la produzione per permettere la reperibilità del prodotto, trovare nuovi canali di distribuzione e di vendita e indirizzarsi verso l’apertura di locali importanti.
    Tutte mosse commerciali che da una parte sarebbero state fonti di introiti nel medio/lungo termine e dall’altra avrebbero contribuito a collegare e cementare Baladin e Teo col concetto stesso di birra artigianale nell’immaginario collettivo.

    Facile notare come i due obiettivi - Brand + Investimenti - fossero davvero indissolubilmente e concretamente legati tra loro: la riuscita di ognuno strategica e indispensabile anche per il successo dell’altro.

    Baladin-Birra-1
    _____________________________________________________________________________________

    3) ANIME GEMELLE

    E così si è partiti, alla conquista del mondo della birra artigianale, investendo in:

    Locali - anche con una falsa partenza, lo scarso successo del locale di Cinzano servì probabilmente soltanto a chiarire che per puntare al bersaglio grosso bisognava andare subito verso le grandi città: Roma, Milano, Torino, etc
    Attualmente i locali sono sicuramente un punto di forza del progetto, ben dislocati, arredati con un certo gusto tra il retrò e il sofisticato (a rispecchiare quella stessa visione della birra artigianale che si vuole promuovere) e con una cucina semplice ma di qualità strettamente legata a produttori alla moda dello stesso circuito

    Eventi - indispensabili soprattutto per motivi di visibilità, per mettersi in mostra e per avere occasioni di grande richiamo nelle quali ribadire continuamente questa associazione tra il concetto di birra artigianale e il marchio Baladin/Teo Musso

    Distribuzione - ovunque si trattasse anche limitatamente la birra di qualità, dai beershop ai ristoranti, fino a sperdute drogherie di paese, le birre Baladin dovevano esserci, non tanto per reali possibilità di business ma soprattutto per cementare l’associazione di cui sopra (e infatti l’impressione è che sia stata data priorità alla copertura del territorio piuttosto che alla cura nel conservare e distribuire il prodotto)
    Contemporaneamente proseguiva l’operazione di marketing con pubblicità, dichiarazioni e tante piccole iniziative, sempre utili per far parlar di sè e via via a far sedimentare sempre di più il Brand.

    Capirete che una strategia di questo genere ha dei costi di implementazione davvero alti.
    Mentre quasi tutti gli altri produttori di livello si bloccavano impauriti e congelati per anni davanti ad investimenti ben meno rilevanti, tipo ampliare l’impianto o aprire un piccolo locale di mescita in periferia, Teo si cimentava in enormi investimenti: nuovi impianti, distribuzione a tappeto e un fiorire di locali nelle più importanti e costose città italiane.

    Come fare? Difficile pensare che, da un punto di vista economico, sarebbero bastate le proprie esigue forze per mettere in piedi un progetto di questa portata...
    Serviva un investitore, un socio importante interessato a un tipo di investimento di questo genere, meglio ancora se già impegnato nel settore.
    Chi meglio di Oscar Farinetti? D’altra parte ormai da tempo Eataly stava perseguendo esattamente lo stesso tipo di politica a cui Musso iniziava a mirare.
    Sbandierando le stesse, talvolta fuorvianti, ipotesi di eccellenza e genuinità del prodotto enogastronomico italiano e qualche vaga base ideologica progressista piuttosto improvvisata, l’imprenditore piemontese aveva in pratica fagocitato e ridefinito in termini ben monetizzabili i principi, già di per sè perlomeno controversi, alla base di SlowFood ed aveva ormai instaurato un enorme business, di grande successo e ancora in espansione, concentrando nei suoi centri vendita tutta una serie di produttori di (varia) qualità che, per la prima volta, si univano e rendevano disponibili i loro prodotti a livello (inter)nazionale e alla portata di tutti (quelli che potevano permetterseli).

    Si sarebbe detto un matrimonio deciso dalle stelle.

    Farinetti-640

    A dire il vero non saprei immaginare se sia stato Teo ad andare verso Farinetti o viceversa... Certo, quale che sia stata la vera successione degli eventi, il rischio di stare per mettersi un cappio (di cachemire) al collo deve averlo sfiorato.
    Il principale svantaggio da considerare era la perdita di quell’autonomia, economica ma anche concettuale, che finora aveva potuto mantenere, ma i vantaggi, a livello economico, politico, di visibilità e di distribuzione del prodotto, erano enormi.
    A questo punto comunque era tardi per i ripensamenti, le danze erano state aperte e bisognava ballare.
    _____________________________________________________________________________________

    4) COME DIVENTARE UN BEER SYMBOL

    E si è ballato bene.
    Pur non conoscendo le cifre in gioco, in questi anni, Birra Baladin e Teo Musso hanno continuamente accresciuto ed esteso la loro fama e la loro egemonia sul mondo della birra artigianale, se non sul piano della qualità dei prodotti, sicuramente su quello della riconoscibilità presso il grande pubblico.
    Non si pensi che sia stato un processo automatico, si è lavorato duramente per ottenere e consolidare questa riconoscibilità.
    Oltre ai già citati investimenti su locali, punti vendita e distribuzione, alle iniziative e agli eventi, utili sia per il business che per l’immagine, le mosse strategiche in questa direzione sono state molteplici.
    Analizziamone alcune.

    La riserva Teo Musso:
    Abbiamo detto che il prodotto birra, nell’equazione Baladin, è quasi ininfluente.
    Non è esatto, o almeno è un’osservazione incompleta.
    Conta poco, in effetti, la qualità e la tipologia delle birre “base”, perchè destinate a una fascia di acquirenti non molto preparata ne’ interessata a prodotti particolari o moderni (da qua la scelta di indirizzarsi verso birre per nulla estreme e, in particolare, poco spinte sull’amaro, molto facili da bere anche da neofiti).
    Conta molto invece, avere delle “ammiraglie” da sfoggiare nei momenti topici anche e soprattutto per fare incetta di premi e di consensi (e quindi di riconoscibilità).
    La birra giusta da usare per questo scopo Teo l’aveva già creata.
    Si trattava della Xyauyù, un prodotto davvero strepitoso ma con due grossi limiti, la scarsa reperibilità e il costo fuori mercato, entrambi motivati almeno in parte dalla lunga maturazione richiesta per ottenere le caratteristiche di ossidazione che la caratterizzano.
    Ma per il ruolo che avrebbe dovuto svolgere, quello di “Ferrari” della linea, questi limiti non rappresentavano un problema, anzi.
    Alla Xyauyù si unirono così altre creazioni ottenute dallo stesso prodotto maturato in legno (botti che avevano contenuto vini pregiati, whisky, rum, etc,) altrettanto riuscite e altrettanto elitarie.
    A posteriori si trattò di un successo triplo.
    Innanzitutto la qualità della proposta metteva d’accordo un po’ tutti, anche, per una volta, gli esperti e i soliti detrattori.
    Inoltre le nuove creazioni, Terre, Lune, Xyauyù Barrel, etc, vennero raccolte idealmente in una linea dedicata, chiamata, non a caso , Riserva Teo Musso, nome che cementava ulteriormente il legame ideale tra il prodotto artigianale pregiato e l’uomo simbolo del movimento.
    Infine, data la qualità e la tipologia stilistica poco comune nella quale andavano a collocarsi, queste birre facero da subito incetta di premi nei concorsi, in particolare a Birra Dell’Anno, contribuendo in più occasioni a far vincere a Baladin il titolo di birrificio dell’anno, riconoscimento che porta con sè una vera riconoscibilità anche presso il grande pubblico.
    Peccato che le birre che poi la gente andava ad acquistare sulla scia del titolo fossero in effetti totalmente differenti dai prodotti effettivamente premiati.

    teo-musso-le-baladin

    Il libro:
    E giunse anche il libro.
    Ben scritto, simpatico, col tono giusto e una rete di distribuzione notevole per proporlo e commerciarlo (da Feltrinelli, editore mica da ridere, ai vari Eataly, alla grande distribuzione).
    Vendette bene, permise, in fase di promozione e nelle presentazioni pubbliche, di ribadire ancora e ancora i soliti discorsi sulla genuinità e sulla cultura della birra artigianale (birra Baladin, ovviamente) ma Il suo compito ultimo, dichiarato dal titolo stesso, era netto e palese: togliere definitivamente qualsiasi dubbio su chi fosse, almeno in Italia, il Deus Ex Machina del movimento Birrario.
    Si intitolava: "Baladin – La birra artigianale è tutta colpa di Teo"
    Più chiaro di così...

    IMG_5839-001

    Assobirra:
    Questa è una licenza poetica: l’affaire Assobirra avvenne in tempi precedenti.
    Lo cito ugualmente perchè, riflettendoci, si inserisce bene nel percorso di cui stiamo parlando e trova anche una spiegazione concreta che all’epoca forse sfuggì.
    Teo aveva già provato, più di una volta, a creare qualche associazione di categoria con altri birrai “amici” e con lui a capo (vedi l’esperienza Consorbir), sempre con risultati abbastanza deludenti se non deficitari.
    Ad un certo punto si fece avanti con questa iniziativa, all’epoca davvero controcorrente rispetto alla visione del mondo artigianale: entrare in Assobirra, l’associazione degli industriali.
    Era un altro periodo e la cosa scosse il settore, nessuno se lo aspettava e chiunque vedeva solo lati negativi in questo avvicinamento.
    Ci furono discussioni e dibattiti e Musso non riusci nemmeno lontanamente a spiegare i veri motivi del gesto (o non volle), arrivando persino, cosa più unica che rara, a perdere le staffe in un dibattito pubblico organizzato a Piozzo facendo una pessima figura.
    A posteriori la mia opinione è che Teo, ben lungi dal voler avvicinare i due mondi, industriale e artigianale - cosa che dalla sua posizione sarebbe stato idiota e suicida - puntasse “solamente” (ma “solamente” non è il termine giusto) a presentarsi per primo presso Assobirra come portavoce, rappresentante e “uomo forte” del movimento artigianale.
    Anche verso questo interlocutore era fondamentale che passasse il messaggio: “se e quando vorrete confrontarvi con questo mondo dovrete parlare con me”.
    Alla fine non se ne seppe più niente e la cosa parve naufragare lì, ma intanto un altro tassello era stato posto.
    _____________________________________________________________________________________

    5) AMICI AMICI E POI TI CIULANO LA BICI

    A che punto siamo?
    A buon punto direi, le cose stanno andando esattamente come si auspicava, perlomeno per quanto riguarda aspetti come la popolarità e il ritorno di immagine.
    Certo, non è ancora il momento per sentirsi al sicuro a cavallo della tigre, la possibilità di essere disarcionati e divorati e tuttora una prospettiva concreta.
    Come dicevamo infatti, affinchè questa strategia possa funzionare davvero, l’associazione tra prodotto e marchio - birra artigianale e Teo Musso/Baladin - deve rimanere univoca, o quasi.
    Con più di 750 tra microbirrifici e beerfirm, alcuni dei quali di grande qualità e potenzialità, non ci si può certo dire al sicuro dalla concorrenza.
    Certo, finora nessuno ha mai giocato a questi livelli ma se qualcuno cominciasse a farci un pensierino, se arrivasse qualche altro soggetto, sveglio e credibile, e cominciasse a mettere una pulce nell’orecchio alla gente, suggerendo magari che la vera birra artigianale non la fa Baladin ma, che ne so, Brew-fist (o Barley, o...).
    Gli equilibri in gioco, così fragili, potrebbero anche cominciare a vacillare, se non saltare del tutto.
    Ripeto, al momento si tratta di un ipotesi ancora remota ma al giorno d’oggi le cose cambiano in fretta.

    Cosa fare allora per premunirsi di fronte ad una simile eventualità?
    Sicuramente continuare ad oltranza nell’opera di consolidamento di cui abbiamo già parlato e, perchè no, approfittarne per avvicinare e disinnescare alcuni dei possibili rivali.
    Ad esempio, perchè non cogliere l’occasione di un grande evento come l’Open Fest di Torino, ulteriore consacrazione del successo Baladin/Musso, per dedicarlo proprio ai birrai “amici” invitandoli a partecipare e a condividere festeggiamenti ed onori?
    Non funzionerà con tutti ma qualche possibile contendente, anche tra i più potenzialmente pericolosi, magari riesci ad intortarlo e a portarlo sul (tuo) carro dei vincitori.
    E condire il tutto con confusi proclami improntati sulla cooperazione, l’amicizia e la condivisione (“diamo un esempio agli italiani”), se da un lato può sembrare ammirevole, da un altro fa venire qualche dubbio sulla sincerità di fondo.
    O meglio, un conto è dividere in parti uguali un successo, ben altro condividere la festa per il TUO successo.

    Teo-Musso-Agostino-Arioli1

    E gli altri? Quelli che sul carro del vincitore non ci salgono? I detrattori?
    Niente di cui preoccuparsi.
    Da questo punto di vista l’ambiente non potrebbe essere più propizio, dato che da noi, diciamocelo, una critica birraria vera non esiste.
    I pochi esperti che cominciano ad inserirsi nel settore a livello proto-professionale finiscono subito per legarsi a qualche parte in causa e non riescono più ad essere veramente sinceri e imparziali; per il resto esistono tantissimi appassionati, attivi ed entusiasti, pronti a farsi in quattro - rigorosamente gratis - per partecipare, aiutare, supportare qualsiasi iniziativa, ma praticamente nessuno con un po’ di spirito critico concreto: tutti bravissimi ad incensare ed idolatrare ma titubanti e intimoriti quando si tratterebbe di individuare anche qualche neo.
    Quasi tutti si accontentano, per potersi sentire soddisfatti, di un cenno, un sorriso, una buona parola, o anche solo di essere stati per qualche secondo vicini al loro Beer Idol.

    E quei pochissimi che si accaniscono a mettere in dubbio l’egemonia Baladiniana?
    Pochi e disorganizzati: qualche birraio scontento dell’andazzo, alcuni pseudo-esperti dubbiosi sulla qualità delle birre o sulla politica commerciale, qualche giornalista più o meno rancoroso per motivi probabilmente personali (la stroncatura di Visintin al locale di Milano, è giusto sottolinearlo, era decisamente esagerata sia nei contenuti che nei toni).
    Con costoro non occorre nemmeno scontrarsi, si rischia solo di perdere qualche piccolo duello dialettico e magari pure un minimo di consenso, meglio ignorarli come se non esistessero, sono comunque talmente piccoli e ignoti al grande consumatore che conviene lasciarli cuocere nel loro brodo, in solitudine, piuttosto che legittimarli mostrandosi contrariati o rispondendo a tono.
    Lasciamogli pure 2 o 3 carrarmatini In Kamchatka e Jacuzia, nel frattempo le nostre armate stanno conquistando l’Europa, il Nord-America più un terzo continente a scelta.
    Sono troppo duro, cinico forse? Può darsi ma non dimentichiamo che non abbiamo a che fare con Babbo Natale (ne’ con un mostro divoratore di anime, si intende) ma con un imprenditore.
    Gli imprenditori, buoni o cattivi che siano, soprattutto se sono dei vincenti ( e Teo lo è) perseguono sempre un solo ed unico scopo: prevalere sulla concorrenza.
    _____________________________________________________________________________________

    6) VERSO LO SHOW BUSINESS

    Finora ho comunque soltanto cercato di smontare e di ricostruire, senz’altro con molte lacune e commettendo parecchi sbagli, quanto già successo.
    Vorrei però concludere con una previsione su qualcosa che ritengo potrebbe accadere nel breve/medio termine.
    Ho provato a riflettere su cosa ancora mancasse in questo percorso, chiedendomi se magari Teo Musso stesse ancora celando un ulteriore asso nella manica da giocare per debellare ogni possibile concorrente e chiudere definitivamente la partita.

    Abbiamo visto che alla fine, almeno prendendo per buone le ipotesi di partenza, si gioca tutto sulla visibilità e sulla popolarità.
    E qual è, tutt’ora, lo strumento per antonomasia in grado di accrescere mostruosamente visibilità e popolarità?
    Chiaro, la TV.

    Aggiungete che in questo periodo uno dei format più gettonati è proprio quello delle trasmissioni (eno)gastronomiche, nelle quali svariate personalità del settore culinario stanno emergendo, consacrate come veri e propri idoli delle masse.
    Se pensate che Teo, oltre alla giusta dose di ambizione, avrebbe anche il Physique Du Rôle (fotogenico, bel sorriso, look azzeccato), risulta facile intuire che lo sbocco ideale del nostro sarebbe un bel Reality Show dedicato alla birra artigianale.
    La definitiva consacrazione.
    Come sparring partner potrebbero partecipare degli amici, così, anche per riconoscenza (e magari anche per dare ulteriore risalto alla manifesta superiorità del signor Baladin).
    Oppure potrebbe essere l’occasione giusta per fare spazio a qualche concorrente importante ed usare questo potente mezzo per spartire generosamente, ma in modo indirizzato e calcolato, una torta che, oggettivamente, risulta difficile immaginare, alla lunga, in mano ad un unico soggetto.
    Qualche ipotesi? Bruno Carilli di Toccalmatto e Giovanni Campari del Birrificio del Ducato ad esempio, entrambi svegli e ambiziosi e coi quali presto o tardi occorrerebbe comunque fare i conti.
    Meglio togliersi subito il pensiero mettendo magari le basi per un triunvirato solido e praticamente inattaccabile per parecchi anni a venire.

    e4b353323f7e21ca1e43890f08b2bcc9

    Fanta-birrologia? Può darsi, a me sembra invece un ipotesi abbastanza realistica, mi stupisce anzi che non si sia ancora concretizzata.
    Probabilmente certi canali sono più complicati di altri da smuovere, inoltre potrebbe anche centrare il fatto che Teo, preparatissimo e perfettamente a suo agio nel dietro le quinte si sia spesso rivelato parecchio timido e impacciato in pubblico.
    Non mi stupirebbe allora se proprio in questo momento stesse prendendo lezioni di dizione e di public-speaking per prepararsi all’esordio.
    Certo sarebbe divertente se, nel frattempo, qualcuno cogliesse l’attimo rubando l’idea e proponendo un format simile ma con altri interpreti...
    Pensateci. Potrebbe cambiare tutto.
    Pensateci.

    Edited by Sutter Cane - 18/9/2014, 14:48
      Share  
     
    .
Comments
  1. de:La
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    molto bello, mi chiedo quale sia il ruolo di Kuaska in tutto ciò, data la lunga amicizia ed il rapporto di lavoro/commerciale che lega i due
     
    Top
    .
  2. Malt is
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Bravo Norberto.

    Analisi lucidissima e pienamente condivisibile.
     
    Top
    .
  3. Tyrser
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Premetto che io ci metterei nome e cognome perchè questo scritto verrà saccheggiato per anni, dico la mia su una cosa: Baladin ha creato uno "stile birrario" che pesantemente influenzato tutto il Piemonte: ad esempio ci sono un sacco di "forti e dolci" come la Super a catalogo. Come Ago da noi ha tracciato la strada delle "chiare amare da quantità d'ispirazione tedesca ma moderna" .
    Certo, mi puoi obbiettare che sono semplici selezioni naturali: a Cuneo bevevano quello e se lui avesse fatto solo Pils e Schwarz avrebbe cappottato in un anno.
    Inoltre Teo! è stato il primo a voler pesantemente puntare sulla bottiglia personalizzata da 75, sulla ristorazione, sui 10 sacchi a boccia.
    Sembra una stupidaggine, ma prima questa cosa non esisteva. Ci saremmo arrivati, sicuramente. Ma come il primo che scopre una nuova specie le da il nome, così ,imho, il padre di questa strategia comemrciale è lui.

    ps
    Chiudo con una domanda: quante volte hai parlato con Teo? Quanto lo conosci? So che un ingegnere legge i numeri e non la filosofia, ma volevo capire quanto da te scritto si basasse anche su esperienze personali.

    PPS
    La colpa principale di Teo è, per me, il TeKu, che per me sta, nella mia classifica degli odi industriali, subito dopo la plastica che avvolge i prodotti: tipo quella dei CD o quella "dura" di tutti gli accesori elettronici.
     
    Top
    .
  4. Anvil_
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    quella "dura" di tutti gli accesori elettronici.

    ... dobbiamo leggere tra le righe ? :D
     
    Top
    .
  5. miglioramicodipolli
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Bravo Norberto, anche se sei ingegnere ti voglio bene lo stesso.
    Io ho solo sempre il sentore della sopravvalutazione del fenomeno, non so quanto sia il fatturato di Baladin e delle altre attività collaterali, ma mi pare che alla fine Leonardo Di Vincenzo abbia fatto più successo di Teo e sia un imprenditore più scaltro e più di successo di Teo. Non a caso sono sodàli. Ma è solo una considerazione epidermica e qualitativa e non legata a numeri e bilanci, magari ad aprire in Australia ha fatto una cagata.

    Edited by miglioramicodipolli - 18/9/2014, 15:04
     
    Top
    .
  6. de:La
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    E se rimettesse mano alla produzione, estendendola e migliorandola?
    dite che non ha più tempo? se tornasse alla qualità vera?
     
    Top
    .
  7. BeerSheriff
        +2   +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Tyrser @ 18/9/2014, 14:57) 
    PPS
    La colpa principale di Teo è, per me, il TeKu, che per me sta, nella mia classifica degli odi industriali, subito dopo la plastica che avvolge i prodotti: tipo quella dei CD o quella "dura" di tutti gli accesori elettronici.

    ieri sera in una pizzeria mi hanno servito un Falerno Rosso in un TeKu marchiato Moretti

    due o tre segni dell'apocalisse in un colpo solo
     
    Top
    .
  8. Brett Peat
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (de:La @ 18/9/2014, 15:03) 
    E se rimettesse mano alla produzione, estendendola e migliorandola?
    dite che non ha più tempo? se tornasse alla qualità vera?

    http://youtu.be/M8z5oNsQ4Kc?t=39s
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Nuovo Kuaska

    Group
    Member
    Posts
    5,216
    Tasso alcolemico
    0
    Location
    BA

    Status
    Offline
    Davvero bello, complimenti.
    Ho visto gente, anche appassionati, farsi autografare quel libro e lì mi sono fatto davvero tante domande.
    Il reality, però, sarebbe troppo anche per lui.
     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Stracciatore

    Group
    Member
    Posts
    643
    Tasso alcolemico
    +34
    Location
    Reggio Emilia bassa

    Status
    Offline
    CITAZIONE (de:La @ 18/9/2014, 15:03) 
    E se tornasse alla qualità vera?

    Una cosa che mi chiedo spesso, e che vorrei sapere da voi,quando sento parlare di birre che "UNA VOLTA ERANO MIGLIORI" è :"Ma erano davvero migliori?"
    Non è che il livello è sempre stato quello ,e invece è migliorato il livello della concorrenza e allo stesso tempo il palato vi si è affinato?
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Portasottobicchieri di Kuaska

    Group
    Administrator
    Posts
    1,222
    Tasso alcolemico
    +125

    Status
    Offline
    CITAZIONE (DJANG0 @ 18/9/2014, 16:06) 
    CITAZIONE (de:La @ 18/9/2014, 15:03) 
    E se tornasse alla qualità vera?

    Una cosa che mi chiedo spesso, e che vorrei sapere da voi,quando sento parlare di birre che "UNA VOLTA ERANO MIGLIORI" è :"Ma erano davvero migliori?"
    Non è che il livello è sempre stato quello ,e invece è migliorato il livello della concorrenza e allo stesso tempo il palato vi si è affinato?

    No
     
    Top
    .
  12. La Badante
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (DJANG0 @ 18/9/2014, 15:06) 
    CITAZIONE (de:La @ 18/9/2014, 15:03) 
    E se tornasse alla qualità vera?

    Una cosa che mi chiedo spesso, e che vorrei sapere da voi,quando sento parlare di birre che "UNA VOLTA ERANO MIGLIORI" è :"Ma erano davvero migliori?"
    Non è che il livello è sempre stato quello ,e invece è migliorato il livello della concorrenza e allo stesso tempo il palato vi si è affinato?

    Incredibile Giango, a forse sono d'accordo.

    Pero' non sono ancora riuscita a leggere tutto, quindi commento dopo.
     
    Top
    .
  13. megalbo
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Complimenti! Gran bell'analisi...
    leggendola forse quello che notavo mancare (come già espresso da altri) era il rapporto con Kuaska, Leonardo, con Calagione e poi nella fase distributiva con Interbrau... forse sfrutterà l'esperienza di Calagione con il Boss delle Birre per evolverla in Italia...vedremo. Sicuramente non sarà banale
    ciao!
     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Portasottobicchieri di Kuaska

    Group
    Administrator
    Posts
    1,222
    Tasso alcolemico
    +125

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Sutter Cane @ 18/9/2014, 14:05) 
    E gli altri? Quelli che sul carro del vincitore non ci salgono? I detrattori?
    Niente di cui preoccuparsi.
    Da questo punto di vista l’ambiente non potrebbe essere più propizio, dato che da noi, diciamocelo, una critica birraria vera non esiste.
    I pochi esperti che cominciano ad inserirsi nel settore a livello proto-professionale finiscono subito per legarsi a qualche parte in causa e non riescono più ad essere veramente sinceri e imparziali;

    C.V.D.

    CITAZIONE (Tyrser @ 18/9/2014, 14:57) 
    ps
    Chiudo con una domanda: quante volte hai parlato con Teo? Quanto lo conosci? So che un ingegnere legge i numeri e non la filosofia, ma volevo capire quanto da te scritto si basasse anche su esperienze personali.
     
    Top
    .
73 replies since 18/9/2014, 13:05   5,724 views
  Share  
.