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Brett Peat.
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Fatto sta che Sabato ad un matrimonio ho bevuto una magnum di Super. La birra era davvero ingiudicabile. Penso che un diabetico potrebbe morirne solo tenendo in mano il bicchiere. L'etichetta però era personalizzata e diceva: "C. & C. Oggi sposi auguri da birra Baladin" o qualcosa del genere. Che la birra fosse imbevibile ce ne siamo accorti in pochi, tutti gli altri hanno smattato per l'etichetta.
Quasi due anni fa, per un altro matrimonio (il mio) hanno fatto la stessa cosa Montegioco con due salmanazar di Bran e Endorama con una magnum di Vermillon.
E le birre erano pure buone.
Dettaglio non trascurabile, direi.. -
]3lizzard.
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La mia domanda è molto stupida: poteva Teo Musso diventare ciò che è continuando a fare buone birre? La risposta credo sia "assolutamente sì", ma non era necessario.
Gli altri che fanno ottime birre, potranno (o potevano) diventare Teo Musso? Manco col cazzo.
Quindi il successo di Teo Musso con il prodotto birra non c'entra una mazza.
Mi chiedo quando ci possano guadagnare gli altri dal suo successo, secondo me poco o nulla. Anzi, molti che bevono Baladin continueranno a bere solo Baladin.
Da incidere nella petra. E ottimo riassunto dell'articolo.. -
Schigi.
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cazzate, senza Teo voi non esistereste . -
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Può darsi... Il punto è che non capisco perché la linea base sia arrivata a certi livelli... Poteva anche continuare a fare buone birre, d'altronde le vende agli stessi prezzi degli altri e il concetto di economia di scala credo valga anche per la produzione di birra.
Non gliene faccio una colpa, per i suoi scopi non era rilevante che una birra fosse buonissima, bastava che avesse un sapore diverso, un packacing accattivante e che si trovasse nei posti giusti.. -
Sutter Cane.
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Idea per il sequel:
"Baladin – Pure Lupi e ]3lizzard sono tutta colpa di Teo". -
dagnel.
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Bellissima analisi Sutter Cane, complimenti. . -
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Sutter, mi piacerebbe leggere analisi su questa falsa riga anche di altri chiacchierati fenomeni tipo Brewdog, Mikkeller o chiunque altro...pensaci . -
Il Sarto di Ulm.
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Vero. Motivo per cui mi fanno sorridere alcuni publican, beershopper o appassionati che dicono "per me Baladin è il nemico".
Può essere, sull'ambivalenza padre-nemico gli psicanalisti hanno costruito carriere e fatto soldi, ma senza il "nemico" probabilmente avremmo lo stesso numero di birrifici artigianali del Portogallo.
La mia domanda è molto stupida: poteva Teo Musso diventare ciò che è continuando a fare buone birre? La risposta credo sia "assolutamente sì", ma non era necessario.
Gli altri che fanno ottime birre, potranno (o potevano) diventare Teo Musso? Manco col cazzo.
Verissimo anche questo, sul perché ciò sia avvenuto però, a mio giudizio, bisogna fare un passo ulteriore.
Prendiamo in considerazione i "ragazzi del '96", i pionieri della craft birra italiana: c'è chi è rimasto in una dimensione locale di brewpub, penso a Beba, Vecchio Birraio e Turbacci, e chi è cresciuto e ha varcato i confini del proprio pomerium, come Baladin, Birrificio Italiano e Lambrate.
Tre esempi molto diversi tra loro.
Lambrate ha operato una singolare sintesi tra localismo ed espansione: il loro core business restano i due locali, con i festival si sono fatti conoscere e apprezzare ovunque, vendono anche le bottiglie in giro ma acquistarle in quella forma non vale la candela perché sono birre essenzialmente da spina (a parte la Imperial Ghisa e qualche altra specialità) e i prezzi delle bottiglie non sono bassi.
Perché Baladin è diventato tutto ciò che Sutter ha ben espresso e il Birrificio Italiano no?
Solo una maggiore abilità e una più profonda visione imprenditoriale di Mr Musso, solo questione di numeri analizzabili da un bravo ingegnere?
Secondo me no, c'è anche un fattore immateriale: Baladin, oltre ad aver trovato un nome facile, azzeccato ed evocativo (cosa che "Birrificio Italiano", nella sua asciuttezza tautologica, certo non è, spero nessuno si offenda) ha creato un mondo immaginario, un universo significante, una sovrabbondanza di identità che trabocca e avvolge ogni evento od oggetto che entri in relazione con esso.
Che si tratti della birra per l'estate a Piozzo o del carnaio di fine agosto a Torino, tutto quello che si incontra e si vede in quelle occasioni porta l'impronta, il colore e l'anima di Baladin, e dunque di Teo: anche il meno informato sulla birra artigianale capisce immediatamente dove ci si trovi e quali siano i "valori", la vision del birrificio che ha organizzato l'evento.
Questa sovrabbondanza di segni identitari, in un'epoca dove le persone faticano a trovare identità collettive in cui stare a proprio agio, riconoscersi e sentirsi in un certo senso protetti secondo me ha avuto un ruolo importante nel successo di Baladin e, soprattutto, nell'attrazione dei capitali di Farinetti e compagnia.
Anche Lambrate ha creato un mondo e un immaginario, ma è limitato a via Adelchi e al perimetro del loro stand nelle fiere, il Birrificio Italiano no: etichette asciutte, nomi comprensibilissimi e legati agli stili, solo ultimamente guardando il sito web e leggendo i nomi delle nuove birre mi sembra che Agostino e i suoi abbiano cercato di recuperare terreno in questo senso, ma forse è tardi.
Se il Barcellona è mas que un club, Baladin ha trovato la chiave del suo successo nell'essere mas que una cervecera mentre il Birrificio Italiano è, da sempre, solo un grandissimo birrificio, molto probabilmente migliore di Baladin nella qualità media delle birre di base, e alla base di quel mas que c'è probabilmente proprio solo la personalità del fondatore, che non poteva appagare la sua smisurata estrosità solo in sala cottura, poi ha avuto la fortuna di incontrare gli interlocutori giusti (da Kuaska in avanti) e di saperli sedurre con la sua visione.. -
Sutter Cane.
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Sutter, mi piacerebbe leggere analisi su questa falsa riga anche di altri chiacchierati fenomeni tipo Brewdog, Mikkeller o chiunque altro...pensaci
Grazie (anche a tutti gli altri) per il tempo dedicato alla lettura e per i complimenti.
Brewdog, Mikkeller, vedremo, aspetto l'ispirazione giusta e soprattutto un po' di tempo libero (per questo ho rubato qualche ora ad una recente settimana di ferie in Toscana).
Un obiettivo a lungo termine è sicuramente Schigi, ma con un approccio totalmente diverso. A lungo termine soprattutto perchè vorrei fare ancora due o tre cose prima sparire per sempre come Kaiser Soze.
O di accogliere la Grande Consolatrice.
Nel frattempo un'idea molto carina (mi pare) su come proseguire ce l'ho, ma con la vostra collaborazione.
https://ilbarbieredellabirra.forumfree.it/?t=69530310
Aspetto numerose adesioni.. -
BeerSheriff.
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Secondo me no, c'è anche un fattore immateriale: Baladin, oltre ad aver trovato un nome facile, azzeccato ed evocativo (cosa che "Birrificio Italiano", nella sua asciuttezza tautologica, certo non è, spero nessuno si offenda) ha creato un mondo immaginario, un universo significante, una sovrabbondanza di identità che trabocca e avvolge ogni evento od oggetto che entri in relazione con esso
naaaa... non facciamo l'errore degli adoratori del marketting di pensare che certe cose abbiano più importanza di quello che hanno
un buon nome aiuta e un nome pessimo può essere un ostacolo. ma alla fine sono altri i fattori veramente determinanti nel lungo periodo
Sierra Nevada = Birrificio Alpino
New Belgium = Nuovo Belgio
Russian River = Birrificio Tevere
Samuel Adams = Samuele Adami
dimmi se questi sono dei nomi geniali o peggiori di Birrificio Italiano...
Zest è un nome azzeccato e forse se Schigi l'avesse chiamata Arnulfo forse non avrebbe avuto la stessa penetrazione ma se la birra è buona alla fin fine la venderebbe cmq. stiamo parlando sempre e cmq di piccole produzioni rivolte a un segmento di mercato preciso, non della Coca Cola. poi, dimmi tu se TipoPils è un bel nome su... eppure ha il successo che ha e mi chiedo quanti negli ultimi 15 anni abbiano riflettuto su quanto questo nome, pur nato con un intento e un significato preciso, sia da un punto di vista commerciale un po' sciocco se vogliamo essere onesti...
la verità è molto più semplice: Teo! è stato più bravo e sicuramente più ambizioso di Agostino (e gli altri) e ha adattato tutta la sua visione al mercato e agli obbiettivi che man mano si è posto. a Agostino probabilmente quel tipo di successo non è mai interessato, quindi non vale nemmeno la pena di dire che non sarebbe stato in grado di ottenerlo. certo, le caratteristiche eccentriche o fumose che dir si voglia di Teo! sono peculiari. -
Tyrser.
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Quoto Schigi anche negli spazi bianchi.
Potrei anche io tirare su aneddoti ma ognuno ha le sue idee.
Il TeKu a livello marketing è geniale, anche perchè da subito l'aria di "figata" a quello che ci versi.
Però come bicchiere da bere è odiabile
PS
Aggiungo solo che "E' tutta cola di Teo" è colpa mia.. -
JohnnyTheFly.
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Sono indeciso se preferisco il TeKu o il vasetto da conserva. . -
BeerSheriff.
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eri partito con la 7UP, non mi stupisce
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Tyrser.
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Era Schweppes, che è nata in svizzera. Tutto torna . -
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Volevo metterla pure io.