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MrNobody (Ex Fidanken).
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penso che un primo importante discrimine debba essere fatto tra bfirm "passivi" che si limitano ad ordinare i prodotti al terzista (indicando magari stile/caratteristiche) e "attivi" quindi birrai o presunti tali che giocano cmq un ruolo rilevante (o addirittura affittando l'impianto come fa Stavio)
il primo caso mi ispira molta poca fiducia ed interesse e mi pare che assuma spesso e volentieri il contorno di una mera e triste operazione commerciale ormai cosi' trendy in italia
Il problema è che magari io cliente-publican-rivenditore magari non ho voglia di perdermi a fare l'anagrafica di chi è "attivo" o "passivo" (solo in Lombardia quante brewfirm ci sono? e in Toscana? e in Emilia?), e quindi magari decido di mettere una pietra su tutte le brewfirm italiane salvandone una o due a cui riconosco meriti speciali.
Non capisco il perchè (sinceramente nemmeno nel distinguere tra Attivi e Passivi, mi sa che Enferdore stava vedendo un pornazzo quando ha postato).
Per un cliente-publican-rivenditore la discriminante dovrebbe essere un po' più concreta (qualità/prezzo, soprattutto).
Non vedo il motivo di cassare a priori birre brewfirm se buone e convenienti (sempre che ce ne siano)..