| Proseguiamo il nostro viaggio verso Sud, ma prima di parlare di San Diego ci fermiamo a Santa Barbara. Il viaggio in macchina regala un panorama fantastico, a detta di molti questo tratto di costa è uno dei più belli dell’intero stato. Le temperature autunnali di SF sono solo un ricordo, il sole è caldissimo, le spiagge affollate, la cittadina sembra essere quasi finta se non fosse per gli immancabili homeless. Tra una zuppa di granchio e una passeggiata in bici ci torna subito sete e dando un’occhiata a Beer Advocate veniamo a conoscenza dell’esistenza di 2 brewpubs: The Brewhouse e Santa Barbara Brewing Co. I giudizi sul secondo sono piuttosto lapidari, mentre il Brewhouse sembra godere di una buona reputazione. Dormiamo poco distanti, quindi decidiamo di fare una visita. Difficile pensare a un posto più brutto a Santa Barbara e la clientela è piuttosto avanti con l’età. Ad un tavolo siede quello che scopriremo essere il mastro birraio, in compagnia di altri 7-8 personaggi sulla cinquantina parecchio su di giri. L’offerta si basa sulla produzione casalinga più le immancabili Sierra Nevada Pale Ale, qualcosina di Firestone e The Stone Pale Ale. La cosa che colpisce è la varietà di stili prodotta, arrivando ad una quindicina di birre tra IPA, DIPA, Tripel, Blanche, Weizen, Bock, Pilsner, Bitter… Insomma, non si fanno mancare nulla. I risultati, devo ammettere, sono piuttosto buoni: birre ben eseguite, senza particolari picchi di eccellenza, ma nemmeno difetti macroscopici. La birra più particolare è stata senza dubbio una American Wheat brassata con le albicocche, che onestamente mi ha sorpreso per il grande equilibrio e la grande bevibilità. Un posto da battaglia, dove si mangia anche piuttosto bene a prezzi stracciati per gli standard di Santa Barbara. Non è una meta imprescindibile , sia chiaro, ma se passate da quelle parti… Vale comunque quanto detto per SF, ovvero troverete qualche buona birra praticamente ovunque. Arriviamo quindi a San Diego, che per un appassionato di birra artigianale può risultare più impegnativa di Roma per un pellegrino. I posti che meritano di essere visitati sono tantissimi, i nostri preferiti sono sicuramente Pizza Port, The Lost Abbey ,The Stone e il Best Damn beershop, tutti per ragioni diverse. Da Pizza Port potrete bere fantastiche birre come Mongo IPA, Wipe Out, The Jetty IPA e tante altre e poi arenarvi sbronzi sulla sabbia bollente. La pizza… Oddio, il livello è infimo, ma c’è una via d’uscita ovvero quella di assemblarla a proprio piacimento. Io non sono stato così lungimirante come la mia ragazza, ho optato per una scelta dal menù e me ne sono pentito dopo un solo morso. L’ambiente è molto piacevole, tantissimi giovani, una bella terrazza, lunghe panche di legno e impianto bene in vista. Per andare a fare visita a The Lost Abbey e The Stone vi servirà la macchina o una corsa in taxi piuttosto costosa. La distanza non è proibitiva, una quarantina di minuti per arrivare in una zona costellata di capannoni e autosaloni (non per niente uscendo da The Stone si percorre la Autopark Way per rientrare a SD). Mentre sarete in macchina e vi allontanate dalla vitalità di San Diego penserete che siete dei malati di mente per aver fatto questa scelta, ma appena varcherete l’ingresso di The Lost Abbey passerà tutto. La taproom è all’interno del birrificio, non ci sono posti a sedere, solo botti dove poggiare i bicchieri. Da bere tutta la produzione casalinga (quindi anche Port Brewing) con la possibilità di spararsi un’infinità di samples ad 1$ l’uno e comprare le bottiglie. Abbiamo passato in rassegna tutto o quasi, circondati da una clientela davvero eterogenea. Non potete non andare, non ve lo perdonerete mai. Si sale in macchina, 5 minuti e sarete da The Stone. Incredibile cosa siano riusciti a tirare su: birrificio immenso, shop interno, ristorante con un numero di coperti incalcolabile. Sembrerebbe un Hard Rock Cafè se non si fosse immersi nel verde. Il parcheggio sembra quello di un centro commerciale tanto è grande, vale la pena andare solo per rendersi conto fin dove si sono spinti alcuni produttori craft americani. Potrete bere di tutto e di più, spaziando da una Pale Ale ad una Oaked Arrogant Bastard. Io mi limito a segnalare la “Enjoy before 09/13/13”, una IPA freschissima che metterebbe KO anche il più malato de luppolo de Roma, la “17th anniversary ale” ovvero una IPA con solo malti e luppoli tedeschi e la W00tstout, creata in collaborazione con fark.com e Will Wheaton (attore/homebrewer, non chiedetemi di più). Il risultato finale è una Imperial Stout brassata con segale, frumento e nocciole e invecchiata in botti di bourbon ancora molto giovane e un po’ slegata, ma promettente. Si mangia decentemente, si spende un botto. Arriviamo quindi al Best Damn beershop, situato in pieno centro a San Diego. Ringrazierò per sempre Ricci che mi ha fatto scoprire questo posto, che distava circa 50mt dall’hotel e nel quale ho fatto ripetuti acquisti ogni giorno prima di tornare in camera. Il paradiso terrestre doveva essere più o meno così. Impossibile elencare cosa potrete trovare, non ci sono parole e se ci fossero non saprei come usarle. Su uno scaffale ho intravisto anche qualche bottiglia di Loverbeer e di Torrechiara. Anche qui però, c’è un frutto proibito per il quale i titolari sarebbero disposti a vendere l’anima al diavolo: Cantillon. Quando gli ho detto di essere italiano mi hanno subito chiesto di Cantillon, di quante ne abbia bevute, quali, come, perché… Mi ha supplicato di mettere qualcosa in valigia per un eventuale futuro viaggio a SD, quindi prendetela come una dritta, sembrava disposto a tutto. Non conosco lo stato della distribuzione di Cantillon in California, ma evidentemente arrivano poche bottiglie. Bene, direi che è tutto. Spero di non avervi tediato e che possiate cogliere qualche spunto interessante. |
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